Buzzati Dino

Nasce nel 1906 nella villa di famiglia a San Pellegrino, nei pressi di Belluno. I genitori, entrambi di origine veneta, fanno crescere i quattro figli in un clima di agiata borghesia residente a Milano. Dino ne percorre le tappe obbligate: liceo Parini quindi studio e laurea in Giurisprudenza. Le passioni che lo accompagneranno tutta la vita risalgono alle esperienze formative della sua prima infanzia: il disegno, la montagna, la poesia e la musica (studia violino e pianoforte). La precoce morte del padre, Dino ha 14 anni, segna profondamente la sua vita fino diventare quasi ossessione, pensando di essere destinato a morire della stessa malattia. La sua carriera di giornalista comincia nel 1928, ancora prima di laurearsi, quando entra come praticante al Corriere della Sera.
Tre anni più tardi comincia a collaborare anche con Il Popolo di Lombardia con note teatrali, racconti ma soprattutto come illustratore e disegnatore. Nel 1933 esce il suo primo romanzo Barnabè delle montagne e, nel 1939, l'editore Leo Longanesi su suggerimento di Indro Montanelli, pubblica Il deserto dei Tartari, l'opera destinata a segnare definitivamente il successo letterario del suo autore. A partire dallo stesso anno, per conto del Corriere della Sera, comincia a seguire come cronista e fotoreporter alcuni episodi dal fronte della guerra in Etiopia, e poi presso le battaglie di Capo Teulada e di Capo Matapan e la seconda battaglia della Sirte, fino alla cronaca in diretta delle ore della Liberazione, apparse sulla prima pagina del Corriere della Sera il 25 aprile 1945.
E' lo stesso anno della pubblicazione di La famosa invasione degli orsi in Sicilia, di cui è autore e illustratore, così come del Libro delle pipe in collaborazione con il cognato G. Ramazzotti. Per il Corriere , periodicamente, interviene anche come critico d'arte. Più avanti collabora anche con La Domenica del Corriere. L'impegno di Buzzati come pittore è da lui stesso considerato prima che un hobby come il proprio mestiere . Diverse sono le mostre personali, specie a partire dagli anni Sessanta. Nel 1971 Garzanti pubblica, aggiungendo le didascalie, i suoi ex voto, I miracoli di Val Morel.
Isolato rispetto alle correnti della sua epoca, autore del Disimpegno, lontano da ideologie politiche, sensibile al mistero del surrealismo, il riconoscimento della complessa figura di Buzzati romanziere, autore di favole, di racconti, di opere teatrali e di libretti per musica, il poeta, e infine giornalista, autore di cronache, di elzeviri e di interventi sull'arte, è stato in Italia relativamente tardivo. La critica, specie a partire dagli anni Ottanta, ha messo in luce la stretta connessione tra i diversi ambiti di produzione espressiva di Buzzati, per arrivare a cogliere quell'intima relazione di cui lo stesso Buzzati poteva dire: "Dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie".
Buzzati è morto a Milano nel 1972.

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